giovedì 7 ottobre 2010

In ospedale: "Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei"

Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei
In ospedale le giornate cominciano molto presto.
Troppo presto perché alle sei c'era già la fila per il bagno!
Quel bagno, che la sera prima sembrava fosse solo per noi quattro, al mattino era invece condiviso con altre camere, tutte da quattro..
Dovevo svegliarmi molto presto al mattino, se non altro per avere qualche edema in meno! 
Comincia la giornata in ospedale.
Ore sette: prelievi. 
Tutte le infermiere avevano molte difficoltà con le mie vene: con la gestosi erano diventate troppo morbide e avendo anche le braccia gonfie non riuscivano nemmeno a trovarle, così giravano l'ago nel mio braccio e cercavano a lungo la vena. A volte si davano perfino il cambio sicure che la collega fosse più esperta.. per ogni loro affannosa ricerca mi restava sempre un ematoma in ricordo!
Ore otto: colazione.
La sera prima non avevo cenato ma finalmente ecco la colazione! 
- "Alt! - mi intimava all'improvviso un'infermiera che portava il carrello con le vivande. Poi con gli occhi fissi sui fogli di una cartella che teneva in mano, aggiungeva indicandomi - "Per la signora niente caffè.. Solo tè con due fette biscottate e marmellata!" 
-"Va be'.. basta che mi fate mangiare!"
Ore nove: visite mediche.
Non potevo fare a meno di ripensare al film di Sordi quando ho visto il medico con il gruppetto di giovani assistenti che lo seguivano e annuivano, ma qui il medico era gentile.
Ero un caso clinico interessante. Un breve scambio di informazioni e punti di vista e poi qualcuno di loro si era avvicinato premuroso per rivolgermi qualche domanda. Se ne erano poi andati tutti  lasciando ferme raccomandazioni a me e alle infermiere, e una serie di controlli da fare.
Il resto di quella prima giornata era un tempo infinito.
Non avendo nulla da leggere dovevo aspettare il pomeriggio per poter vedere mio marito, che sarebbe passato con i genitori in partenza per Roma. 
Cercavo intanto di scambiare una parola con qualche mamma ma era un po' difficile, sembrava che ognuna stesse un po' sulle sue.
Accanto al mio letto c'era una ragazza di Napoli che aspettava due gemelli. Aveva qualche problema con la placenta ed era sotto monitoraggio: era sempre attaccata ai fili di quella macchinetta e nella nostra stanza c'era il galoppo dei cuoricini dei suoi bimbi come sottofondo musicale.
Parlava poco e quando le ho spiegato i miei problemi ho visto sul suo viso la smorfia che confermava i miei prossimi guai!
Le altre due mamme invece erano della città, forse avevano altri figli e avevano i normali problemi di una donna dopo il parto. Forse si conoscevano già ma parlavano sempre fra loro e solo di poppate, orari e doppie pesate...erano una noia mortale! 
Meno male che sarebbero uscite entrambe a breve, forse sarebbe arrivata qualcuna più socievole.

Per due giorni mi controllavano tutto, e da brava paziente lasciavo fare.
Due iniezioni di cortisone per lo sviluppo dei polmoni del bimbo, due compresse sublinguali adalat crono per abbassare la pressione troppo alta e poi tanti prelievi, ecografie e monitoraggi continui nei quali risultava che il bimbo tutto sommato stava bene. Ero io che invece peggioravo!
Era poi venuta a trovarmi anche la mia ginecologa, un giorno di turno in ospedale.
Fra le altre cose mi disse che era meglio per me cambiare stanza: dovevo stare da sola e in assoluto riposo, senza lo stress e il chiacchiericcio delle visite degli altri parenti, senza la tv e possibilmente al buio. 
Immediatamente mi avevano trasferita. Avevo una stanza tutta per me!


Intanto i medici cercavano di tenere tutto sotto controllo ma sentivo una strana aria di attesa e di incertezza, come il silenzio prima della tempesta. 
Cominciavo a percepire le loro paure.
Nella confusione dei discorsi fra più medici insieme, uno di loro quel giorno mi aveva anticipato:
- "Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei.."  





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