giovedì 6 ottobre 2011

Semplicemente Steve


Ci sono alcune persone che non hai mai conosciuto, né conoscerai mai, che entrano comunque nella tua vita ogni giorno grazie al loro lavoro e senza che neanche te ne accorga entri in sintonia con essi, e ne apprezzi le qualità, l'arte, la creatività, il genio e la follia, e la loro vita diventa una piccola parte della tua.
Sapevo bene che Steve Jobs fosse un genio dei nostri tempi, ma solo maneggiando semplicemente un iPod ho potuto constatare quanto lo fosse davvero, e quanto desiderassi un iPhone e poi ancora un iPad!
E scegliere di affidarmi sempre a lui.
Molte 'mele' sono quindi entrate nella nostra famiglia: i nostri bimbi di dieci e tre anni sono felici di digitare quotidianamente su di esse.
E Steve Jobs è diventato così uno di famiglia.
E' diventato Steve.
Semplicemente Steve.
E molti dettagli della vita di Steve, sono diventati con affetto anche un po' nostri.
E i suoi successi e le sue sofferenze appartengono un po' anche a noi, come per ognuno dei suoi fan.

Ma oggi siamo tutti apple sad.
E quel discorso ai neolaureati di Stanford, il suo più bello, vorrei regalarlo ai miei figli.
Un intenso, profondo e passionale inno alla vita, alla creatività e alla fiducia in se stessi.
Stay hungry, stay foolish!

Grazie Steve.

giovedì 11 novembre 2010

Auguri Mucchina!!!

Camilla, la mia gatta oggi compie 21 anni..
Non è bellissima?
Tanti baci e carezze sulla testolina e pacchette sulle coscette morbide e pelose! Miaaaao!!!

La visita del primario


Era appena cominciato Marzo ma nessuno se ne era accorto perché nevicava spesso!
I medici ultimamente parlavano solo di intervento e tutti aspettavano che il primario valutasse la situazione per stabilire una data.
Il cerchio si stringeva intorno a noi: la sera prima le famiglie avevano rotto gli indugi e macinavano i loro 500 chilometri in autostrada. Neanche la neve sull'appennino li avrebbe fermati!
Nel calore della mia stanzetta d'ospedale intanto incitavamo il nostro bimbo durante il monitoraggio della sera:
 - "Dài che domani sarà un giorno da guerrieri!" 
- "Forza, che bisogna combattere e mettercela tutta!” 
Volevamo prepararlo a giornate difficili ..e forse ci saremmo riusciti! 

Il mattino dopo mi ritrovavo i parenti nel corridoio di ostetricia mentre con Alf andavo dal primario per la visita decisiva!
Nell'ambulatorio c'era solo il vice-primario ad aspettarci.
Era un bravo medico che ormai conoscevo da qualche giorno e mi piaceva per la sua rispettosa gentilezza e umanità professionale.
Il primario invece era un uomo anziano e di grande esperienza, ma si era rivelato subito molto sgradevole e brusco, soprattutto durante la visita che aveva reso dolorosa!
Dopo un'ecografia, in cui tutto appariva stabile e sotto controllo, i due ci spiegavano che la gravidanza non poteva protrarsi ancora per molto e data la situazione d'allarme, avevano stabilito di intervenire con il taglio cesareo per il giorno successivo...
La visita sembrava ormai conclusa quando all'improvviso il primario aveva cominciato un discorso strano, come se stesse recitando un copione, e ne era uscito un delirio senza fine che tradiva ogni grettezza e freddo cinismo per spiegarci, in modo raccapricciante e con improbabili paragoni presi a prestito dall'agricoltura, che tutto poteva essere inutile!
Quell'uomo pronunciò parole come:
-“A quest'ora suo figlio potrebbe essere già morto! ...Facciamo, signora, come se lei fosse un albero con un frutto marcio o un ramo marcio.. noi tagliamo quel ramo, stacchiamo quel frutto, e l'albero torna sano....!”





domenica 17 ottobre 2010

L'Ira funesta delle maestre autoritarie

Ma esistono ancora le maestre autoritarie? 
Anzi le supplenti autoritarie, quelle inguaribilmente autoritarie, irrimediabilmente autoritarie.. che si trattengono un mese..
Quelle che non hanno il tempo ne' la voglia di cercare altre soluzioni per entrare in un rapporto normale e civile con i bambini.
Quelle che non hanno altre idee se non terrorizzarli e punirli costantemente, punendo tutti quando sbaglia uno solo.
Quelle che per tenerli in pugno sono capaci solo di umiliarli e ridicolizzarli.
Quelle che sanno solo rimproverarli e offenderli e che arrivano anche ad insultare ogni giorno le famiglie dicendo ai bambini che sono maleducati e che la colpa è dei loro genitori che non hanno saputi educarli...
E tutto questo veleno perché..? 
Perché non sei in grado di tenere in mano la situazione? Perché ignori altri modi civili di parlare con i bambini?
Perché il lavoro non è giusto, sei insoddisfatta e i bambini ti fanno letteralmente impazzire e proprio non li sopporti?.. Perché la paga non è sufficiente e i soldi oggi non bastano mai?.. Perché la riforma gelmini ha fatto solo danni?.. Perché la vita è così difficile! 
E allora la risolvi così:.. facendoti odiare.
Creando il clima di terrore in classe.
I bambini balbettano e obbediscono. E tu mantieni l'ordine, proprio come volevi tu! 
Si.. forse potrebbe nascere l'odio per la materia che insegni e magari può anche diventare un odio a vita.. ma tanto sono bambini e i bambini dimenticano facilmente, si dice.
Anzi forse non se ne accorgono neanche..! 
Però.. tu mantieni l'ordine e loro ti obbediscono!
Ah certo, tu sì che sei una brava maestra, una davvero forte! 

Il tuo trucco è rimproverarli sempre:

  • quando fanno a gara nel rispondere se chiedi le tabelline (e questo ti fa venire un terribile mal di testa!), 
  • se non sono abbastanza veloci nel ricopiare alla lavagna (ah be', devono imparare a scrivere veloci!), 
  • se cade una penna per terra (devono imparare a tenere le cose sul banco, cribbio!), 
  • se scrivono con le iniziali puntate come hanno sempre fatto (eh no, con te si cambia! Con te le parole si scrivono per intero! Non sei mica come tutte le altre, tu lasci il segno della cultura, mica robetta!), 
  • se si scambiano una parola durante la dettatura per aiutarsi perché non hanno capito (Ah ma devono aprire le orecchie! E poi quando ci sei tu non si parla!).. 
  • se uno non ha fatto i tuoi compiti o ha parlato allora è meglio che tutti saltino la ricreazione, così staranno attenti! che diamine!
  • mandare note a casa per ogni microscopico dettaglio o dimenticanza (così si accorgono tutti di te, e di quanto sei precisa!)
Ah, certo! I bambini devono imparare fin da subito a controllarsi! ..E soprattutto ad obbedire! La vita è dura, meglio che lo sappiano fin da ora!!! 
E le famiglie?
Certo che loro se ne accorgeranno prima o poi.. e quegli insopportabili genitori ansiosi e lamentosi si scateneranno con le loro inevitabili ire..
Ma si, basta dire che non è vero! ..che i figli sono esagerati..eehh!! per qualche piccolo rimprovero!
Funziona sempre!  

E' questo, tutto quello che riesci a fare?
Creare l'odio intorno a te.
Complimenti! Ecco perché c'hai sempre quella bella faccia incazzata!


giovedì 7 ottobre 2010

In ospedale: "Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei"

Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei
In ospedale le giornate cominciano molto presto.
Troppo presto perché alle sei c'era già la fila per il bagno!
Quel bagno, che la sera prima sembrava fosse solo per noi quattro, al mattino era invece condiviso con altre camere, tutte da quattro..
Dovevo svegliarmi molto presto al mattino, se non altro per avere qualche edema in meno! 
Comincia la giornata in ospedale.
Ore sette: prelievi. 
Tutte le infermiere avevano molte difficoltà con le mie vene: con la gestosi erano diventate troppo morbide e avendo anche le braccia gonfie non riuscivano nemmeno a trovarle, così giravano l'ago nel mio braccio e cercavano a lungo la vena. A volte si davano perfino il cambio sicure che la collega fosse più esperta.. per ogni loro affannosa ricerca mi restava sempre un ematoma in ricordo!
Ore otto: colazione.
La sera prima non avevo cenato ma finalmente ecco la colazione! 
- "Alt! - mi intimava all'improvviso un'infermiera che portava il carrello con le vivande. Poi con gli occhi fissi sui fogli di una cartella che teneva in mano, aggiungeva indicandomi - "Per la signora niente caffè.. Solo tè con due fette biscottate e marmellata!" 
-"Va be'.. basta che mi fate mangiare!"
Ore nove: visite mediche.
Non potevo fare a meno di ripensare al film di Sordi quando ho visto il medico con il gruppetto di giovani assistenti che lo seguivano e annuivano, ma qui il medico era gentile.
Ero un caso clinico interessante. Un breve scambio di informazioni e punti di vista e poi qualcuno di loro si era avvicinato premuroso per rivolgermi qualche domanda. Se ne erano poi andati tutti  lasciando ferme raccomandazioni a me e alle infermiere, e una serie di controlli da fare.
Il resto di quella prima giornata era un tempo infinito.
Non avendo nulla da leggere dovevo aspettare il pomeriggio per poter vedere mio marito, che sarebbe passato con i genitori in partenza per Roma. 
Cercavo intanto di scambiare una parola con qualche mamma ma era un po' difficile, sembrava che ognuna stesse un po' sulle sue.
Accanto al mio letto c'era una ragazza di Napoli che aspettava due gemelli. Aveva qualche problema con la placenta ed era sotto monitoraggio: era sempre attaccata ai fili di quella macchinetta e nella nostra stanza c'era il galoppo dei cuoricini dei suoi bimbi come sottofondo musicale.
Parlava poco e quando le ho spiegato i miei problemi ho visto sul suo viso la smorfia che confermava i miei prossimi guai!
Le altre due mamme invece erano della città, forse avevano altri figli e avevano i normali problemi di una donna dopo il parto. Forse si conoscevano già ma parlavano sempre fra loro e solo di poppate, orari e doppie pesate...erano una noia mortale! 
Meno male che sarebbero uscite entrambe a breve, forse sarebbe arrivata qualcuna più socievole.

Per due giorni mi controllavano tutto, e da brava paziente lasciavo fare.
Due iniezioni di cortisone per lo sviluppo dei polmoni del bimbo, due compresse sublinguali adalat crono per abbassare la pressione troppo alta e poi tanti prelievi, ecografie e monitoraggi continui nei quali risultava che il bimbo tutto sommato stava bene. Ero io che invece peggioravo!
Era poi venuta a trovarmi anche la mia ginecologa, un giorno di turno in ospedale.
Fra le altre cose mi disse che era meglio per me cambiare stanza: dovevo stare da sola e in assoluto riposo, senza lo stress e il chiacchiericcio delle visite degli altri parenti, senza la tv e possibilmente al buio. 
Immediatamente mi avevano trasferita. Avevo una stanza tutta per me!


Intanto i medici cercavano di tenere tutto sotto controllo ma sentivo una strana aria di attesa e di incertezza, come il silenzio prima della tempesta. 
Cominciavo a percepire le loro paure.
Nella confusione dei discorsi fra più medici insieme, uno di loro quel giorno mi aveva anticipato:
- "Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei.."  





venerdì 1 ottobre 2010

Ode al conte Umberto

Mio caro Umberto, mo' te confesso,
Quanno te vedo io me diverto:
Rutti provochi e cazzeggi
Quanno in piedi nun te reggi
Tra canotta e dito medio,
C'hai davero rotto er tedio!


Già te immaggino ner Po
A sciacquatte in quelle acque
Poi te vie' da fa' du' gocce
E te tocca de appoggiatte
Come fai r' vaso de coccio
Ecco la' trovi un caroccio!


Parli sempre de Pontida,
Ma lo vedi, porta sfiga?!
E già che eri 'n raffinato
A natura n' t'ha mijorato!


Urli sempre 'Roma ladrona'
Ma te famo 'n'opera bbona..!!
A Umbe', te lo dico cor core in mano:
Guarda che Arberto da Giussano
È solo 'na marca de grana padano!


Damme retta, lassa perde
Che co' tutto 'sto gran verde
Poi s'aritrovamo sempre
Con 'na manica de... voti a perde!


Daje Umbe', te vojo bbene!
Ma si 'tte serve t'o' ripasso:
Beato te che non capisci ..niente!!!


Embè che ffai, nun ridi?
Nun te piace 'sta battuta
E nnamo daje, 'n porta' offesa...
È normale, nun lo vedi,
Che so' istata fraintesa?!

Saluti da Roma
Con stima.


Inviato da iPhone

martedì 28 settembre 2010

E' necessario il ricovero!



In compagnia di mille pensieri e tante preoccupazioni ero comunque arrivata alla fine del secondo trimestre: 27° settimana di gravidanza!
Erano gli ultimi giorni di febbraio ed erano venuti a trovarci i suoceri da Roma per un paio di giorni.
Quel mattino mi sentivo diversa dal solito. Suoceri a parte, mi sentivo come se avessi avuto mille energie senza poter riuscire a sfogarle, anzi sentivo di avere il viso e le orecchie rosse e molto calde.
Ogni volta però che provavo a distendermi mi sentivo soffocare, c'era qualcosa che mi premeva forte il petto, poi la gola perfino dietro al collo, fino a comprimermi la testa e facendomi pulsare le vene alle tempie.. Non riuscivo a calmare questa sgradevole sensazione.
All'improvviso, mentre mi rialzavo dal letto dopo uno dei miei numerosi tentativi di riposo, ho sentito chiaramente nella mia testa la voce di mio padre che mi chiamava:'pupacchia?.. pupacchia?!...' 
Avevo anche riconosciuto nella voce quel tono severo e preoccupato che usava, quando ero piccola, per richiamarmi e correggermi..
Era la prima volta che mi capitava una cosa del genere!
Nel corso della giornata non c'era alcun miglioramento e verso sera, la pressione massima era salita ancora, era a 175 mmHg. Un po' troppo alta. 
La mia dottoressa al telefono, sempre nel suo stile autorevole e calmo, mi invitava ad andare subito in ospedale per farmi controllare e mi consigliava di prepararmi per un eventuale ricovero.
Eravamo tutti spaventati e molto preoccupati.
La ginecologa di turno che trovai quella sera era molto dolce e materna. Mi accolse con un sorriso che non si spegneva mai in quel suo bel viso largo e solare. Si era seduta sul tavolo davanti a me e mi carezzava le guance rosse mentre ascoltava il mio racconto. Intanto l'infermiera si spostava velocemente nella stanza e faceva provviste di fogli e provette dai cassetti.
Dall'ecografia sembrava che il bambino stesse bene e che tutto fosse a posto, mentre la pressione era scesa a 160/90mmHg. Con un istantaneo esame delle urine risultava che la presenza di proteinuria e di albumina, che segnavano con +++, era troppo alta.
-"Mi dispiace.." si scusava la dottoressa "ma con questi valori non posso proprio farla tornare a casa. E' necessario il ricovero...!"

Nel reparto di Ostetricia il mio posto era in una stanzona a quattro letti, il mio era l'unico libero. 
Mi sforzavo di trovare lati positivi in tutto ciò e rallegrarmi del fatto che il mio letto fosse quello più vicino al bagno mi dava la percezione di quanto fosse disperata la mia situazione!
La mia rabbia cominciava in effetti a montare, come la panna..
Non erano ancora passate le dieci e in ospedale sembrava notte fonda.  
Tutto era silenzio, le luci nelle stanze e nel corridoio erano tutte spente, sembrava che tutti dormissero e io fossi l'unica sveglia al mondo! 
Solo due letti avevano ancora una luce fioca accesa ed erano quelli di fronte a me, cercavo quindi di sistemarmi per la notte facendo il minimo rumore possibile. 
Fuori dal reparto, seduto in un salottino di sedie in fila e luci al neon, era rimasto mio marito solo con i suoi pensieri.
-"Tutto bene?"
-"Si. Tu..?"
Ci cercavamo per farci coraggio in piccole dosi ogni volta e anche quel bacio di saluto era legato alla reciproca promessa di risentirci ancora prima di dormire. Stavamo vivendo qualcosa che, al momento, era più grande di noi e non potevamo cedere.

Al rientro in stanza c'erano due infermiere che mi svolazzavano intorno mentre mi infilavo nel letto. In questa danza le due farfalle bianche e azzurre mi infilzavano abilmente aghi ovunque e mi rubavano prelievi e valori da comunicare con urgenza ai medici di turno.
Avevo chiesto anche qualcosa da mangiare e loro da buone fatine mi avevano regalato: due pacchetti di fette biscottate, due formaggini e alcune compresse per cena, inoltre mi avevano lasciato anche una specie di damigiana di plastica da riempire ogni volta che facevo pipì, nel giro di ventiquattr'ore... No! La damigiana per favore, no!!!

Come nelle migliori favole poi le due fatine, prima di volare via per la notte, mi avevano lasciato una formula magica, alcune parole di raccomandazione che riecheggiavano ancora fra i metalli dei letti:
- "Se senti un forte mal di testa o un dolore a barra alla bocca dello stomaco, chiamaci subito..",
e mi avevano messo bene in vista il pulsante magico, quello per le emergenze, sul cuscino. 
Avevo promesso di farlo anche se in realtà non capivo di cosa mi stessero avvisando dal momento che non soffrivo affatto di mal di testa e tanto meno di dolori di stomaco.

Dal corridoio all'improvviso, a un volume impercettibile, si diffondeva l'inconfondibile sigla del Festival di Sanremo e la voce di Raffaella Carrà. Come uno squarcio in quella mia solitudine, quella voce mi riportava in una dimensione più familiare e mi teneva compagnia tanto che cominciavo a chiedermi '..che ci faccio io qui?' 
Poi mi tranquillizzavo rispondendo 'Ma sì, in fondo si tratta solo di ristabilire i valori..! ..qualche compressa e me ne torno a casa con la mia 'pancetta', a finire tranquillamente gli ultimi tre mesi di gravidanza sul divano, in completo relax, stavolta lo giuro!!'
Quella prima notte in ospedale piangevo e pregavo, chiedendo che tutto andasse bene.
Il mattino dopo con le prime luci era arrivata anche la neve e da mio letto vedevo le gazze bianche e nere che saltellavano eleganti sugli alberi.