giovedì 11 novembre 2010

Auguri Mucchina!!!

Camilla, la mia gatta oggi compie 21 anni..
Non è bellissima?
Tanti baci e carezze sulla testolina e pacchette sulle coscette morbide e pelose! Miaaaao!!!

La visita del primario


Era appena cominciato Marzo ma nessuno se ne era accorto perché nevicava spesso!
I medici ultimamente parlavano solo di intervento e tutti aspettavano che il primario valutasse la situazione per stabilire una data.
Il cerchio si stringeva intorno a noi: la sera prima le famiglie avevano rotto gli indugi e macinavano i loro 500 chilometri in autostrada. Neanche la neve sull'appennino li avrebbe fermati!
Nel calore della mia stanzetta d'ospedale intanto incitavamo il nostro bimbo durante il monitoraggio della sera:
 - "Dài che domani sarà un giorno da guerrieri!" 
- "Forza, che bisogna combattere e mettercela tutta!” 
Volevamo prepararlo a giornate difficili ..e forse ci saremmo riusciti! 

Il mattino dopo mi ritrovavo i parenti nel corridoio di ostetricia mentre con Alf andavo dal primario per la visita decisiva!
Nell'ambulatorio c'era solo il vice-primario ad aspettarci.
Era un bravo medico che ormai conoscevo da qualche giorno e mi piaceva per la sua rispettosa gentilezza e umanità professionale.
Il primario invece era un uomo anziano e di grande esperienza, ma si era rivelato subito molto sgradevole e brusco, soprattutto durante la visita che aveva reso dolorosa!
Dopo un'ecografia, in cui tutto appariva stabile e sotto controllo, i due ci spiegavano che la gravidanza non poteva protrarsi ancora per molto e data la situazione d'allarme, avevano stabilito di intervenire con il taglio cesareo per il giorno successivo...
La visita sembrava ormai conclusa quando all'improvviso il primario aveva cominciato un discorso strano, come se stesse recitando un copione, e ne era uscito un delirio senza fine che tradiva ogni grettezza e freddo cinismo per spiegarci, in modo raccapricciante e con improbabili paragoni presi a prestito dall'agricoltura, che tutto poteva essere inutile!
Quell'uomo pronunciò parole come:
-“A quest'ora suo figlio potrebbe essere già morto! ...Facciamo, signora, come se lei fosse un albero con un frutto marcio o un ramo marcio.. noi tagliamo quel ramo, stacchiamo quel frutto, e l'albero torna sano....!”





domenica 17 ottobre 2010

L'Ira funesta delle maestre autoritarie

Ma esistono ancora le maestre autoritarie? 
Anzi le supplenti autoritarie, quelle inguaribilmente autoritarie, irrimediabilmente autoritarie.. che si trattengono un mese..
Quelle che non hanno il tempo ne' la voglia di cercare altre soluzioni per entrare in un rapporto normale e civile con i bambini.
Quelle che non hanno altre idee se non terrorizzarli e punirli costantemente, punendo tutti quando sbaglia uno solo.
Quelle che per tenerli in pugno sono capaci solo di umiliarli e ridicolizzarli.
Quelle che sanno solo rimproverarli e offenderli e che arrivano anche ad insultare ogni giorno le famiglie dicendo ai bambini che sono maleducati e che la colpa è dei loro genitori che non hanno saputi educarli...
E tutto questo veleno perché..? 
Perché non sei in grado di tenere in mano la situazione? Perché ignori altri modi civili di parlare con i bambini?
Perché il lavoro non è giusto, sei insoddisfatta e i bambini ti fanno letteralmente impazzire e proprio non li sopporti?.. Perché la paga non è sufficiente e i soldi oggi non bastano mai?.. Perché la riforma gelmini ha fatto solo danni?.. Perché la vita è così difficile! 
E allora la risolvi così:.. facendoti odiare.
Creando il clima di terrore in classe.
I bambini balbettano e obbediscono. E tu mantieni l'ordine, proprio come volevi tu! 
Si.. forse potrebbe nascere l'odio per la materia che insegni e magari può anche diventare un odio a vita.. ma tanto sono bambini e i bambini dimenticano facilmente, si dice.
Anzi forse non se ne accorgono neanche..! 
Però.. tu mantieni l'ordine e loro ti obbediscono!
Ah certo, tu sì che sei una brava maestra, una davvero forte! 

Il tuo trucco è rimproverarli sempre:

  • quando fanno a gara nel rispondere se chiedi le tabelline (e questo ti fa venire un terribile mal di testa!), 
  • se non sono abbastanza veloci nel ricopiare alla lavagna (ah be', devono imparare a scrivere veloci!), 
  • se cade una penna per terra (devono imparare a tenere le cose sul banco, cribbio!), 
  • se scrivono con le iniziali puntate come hanno sempre fatto (eh no, con te si cambia! Con te le parole si scrivono per intero! Non sei mica come tutte le altre, tu lasci il segno della cultura, mica robetta!), 
  • se si scambiano una parola durante la dettatura per aiutarsi perché non hanno capito (Ah ma devono aprire le orecchie! E poi quando ci sei tu non si parla!).. 
  • se uno non ha fatto i tuoi compiti o ha parlato allora è meglio che tutti saltino la ricreazione, così staranno attenti! che diamine!
  • mandare note a casa per ogni microscopico dettaglio o dimenticanza (così si accorgono tutti di te, e di quanto sei precisa!)
Ah, certo! I bambini devono imparare fin da subito a controllarsi! ..E soprattutto ad obbedire! La vita è dura, meglio che lo sappiano fin da ora!!! 
E le famiglie?
Certo che loro se ne accorgeranno prima o poi.. e quegli insopportabili genitori ansiosi e lamentosi si scateneranno con le loro inevitabili ire..
Ma si, basta dire che non è vero! ..che i figli sono esagerati..eehh!! per qualche piccolo rimprovero!
Funziona sempre!  

E' questo, tutto quello che riesci a fare?
Creare l'odio intorno a te.
Complimenti! Ecco perché c'hai sempre quella bella faccia incazzata!


giovedì 7 ottobre 2010

In ospedale: "Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei"

Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei
In ospedale le giornate cominciano molto presto.
Troppo presto perché alle sei c'era già la fila per il bagno!
Quel bagno, che la sera prima sembrava fosse solo per noi quattro, al mattino era invece condiviso con altre camere, tutte da quattro..
Dovevo svegliarmi molto presto al mattino, se non altro per avere qualche edema in meno! 
Comincia la giornata in ospedale.
Ore sette: prelievi. 
Tutte le infermiere avevano molte difficoltà con le mie vene: con la gestosi erano diventate troppo morbide e avendo anche le braccia gonfie non riuscivano nemmeno a trovarle, così giravano l'ago nel mio braccio e cercavano a lungo la vena. A volte si davano perfino il cambio sicure che la collega fosse più esperta.. per ogni loro affannosa ricerca mi restava sempre un ematoma in ricordo!
Ore otto: colazione.
La sera prima non avevo cenato ma finalmente ecco la colazione! 
- "Alt! - mi intimava all'improvviso un'infermiera che portava il carrello con le vivande. Poi con gli occhi fissi sui fogli di una cartella che teneva in mano, aggiungeva indicandomi - "Per la signora niente caffè.. Solo tè con due fette biscottate e marmellata!" 
-"Va be'.. basta che mi fate mangiare!"
Ore nove: visite mediche.
Non potevo fare a meno di ripensare al film di Sordi quando ho visto il medico con il gruppetto di giovani assistenti che lo seguivano e annuivano, ma qui il medico era gentile.
Ero un caso clinico interessante. Un breve scambio di informazioni e punti di vista e poi qualcuno di loro si era avvicinato premuroso per rivolgermi qualche domanda. Se ne erano poi andati tutti  lasciando ferme raccomandazioni a me e alle infermiere, e una serie di controlli da fare.
Il resto di quella prima giornata era un tempo infinito.
Non avendo nulla da leggere dovevo aspettare il pomeriggio per poter vedere mio marito, che sarebbe passato con i genitori in partenza per Roma. 
Cercavo intanto di scambiare una parola con qualche mamma ma era un po' difficile, sembrava che ognuna stesse un po' sulle sue.
Accanto al mio letto c'era una ragazza di Napoli che aspettava due gemelli. Aveva qualche problema con la placenta ed era sotto monitoraggio: era sempre attaccata ai fili di quella macchinetta e nella nostra stanza c'era il galoppo dei cuoricini dei suoi bimbi come sottofondo musicale.
Parlava poco e quando le ho spiegato i miei problemi ho visto sul suo viso la smorfia che confermava i miei prossimi guai!
Le altre due mamme invece erano della città, forse avevano altri figli e avevano i normali problemi di una donna dopo il parto. Forse si conoscevano già ma parlavano sempre fra loro e solo di poppate, orari e doppie pesate...erano una noia mortale! 
Meno male che sarebbero uscite entrambe a breve, forse sarebbe arrivata qualcuna più socievole.

Per due giorni mi controllavano tutto, e da brava paziente lasciavo fare.
Due iniezioni di cortisone per lo sviluppo dei polmoni del bimbo, due compresse sublinguali adalat crono per abbassare la pressione troppo alta e poi tanti prelievi, ecografie e monitoraggi continui nei quali risultava che il bimbo tutto sommato stava bene. Ero io che invece peggioravo!
Era poi venuta a trovarmi anche la mia ginecologa, un giorno di turno in ospedale.
Fra le altre cose mi disse che era meglio per me cambiare stanza: dovevo stare da sola e in assoluto riposo, senza lo stress e il chiacchiericcio delle visite degli altri parenti, senza la tv e possibilmente al buio. 
Immediatamente mi avevano trasferita. Avevo una stanza tutta per me!


Intanto i medici cercavano di tenere tutto sotto controllo ma sentivo una strana aria di attesa e di incertezza, come il silenzio prima della tempesta. 
Cominciavo a percepire le loro paure.
Nella confusione dei discorsi fra più medici insieme, uno di loro quel giorno mi aveva anticipato:
- "Se dovesse succedere qualcosa penseremo prima a lei.."  





venerdì 1 ottobre 2010

Ode al conte Umberto

Mio caro Umberto, mo' te confesso,
Quanno te vedo io me diverto:
Rutti provochi e cazzeggi
Quanno in piedi nun te reggi
Tra canotta e dito medio,
C'hai davero rotto er tedio!


Già te immaggino ner Po
A sciacquatte in quelle acque
Poi te vie' da fa' du' gocce
E te tocca de appoggiatte
Come fai r' vaso de coccio
Ecco la' trovi un caroccio!


Parli sempre de Pontida,
Ma lo vedi, porta sfiga?!
E già che eri 'n raffinato
A natura n' t'ha mijorato!


Urli sempre 'Roma ladrona'
Ma te famo 'n'opera bbona..!!
A Umbe', te lo dico cor core in mano:
Guarda che Arberto da Giussano
È solo 'na marca de grana padano!


Damme retta, lassa perde
Che co' tutto 'sto gran verde
Poi s'aritrovamo sempre
Con 'na manica de... voti a perde!


Daje Umbe', te vojo bbene!
Ma si 'tte serve t'o' ripasso:
Beato te che non capisci ..niente!!!


Embè che ffai, nun ridi?
Nun te piace 'sta battuta
E nnamo daje, 'n porta' offesa...
È normale, nun lo vedi,
Che so' istata fraintesa?!

Saluti da Roma
Con stima.


Inviato da iPhone

martedì 28 settembre 2010

E' necessario il ricovero!



In compagnia di mille pensieri e tante preoccupazioni ero comunque arrivata alla fine del secondo trimestre: 27° settimana di gravidanza!
Erano gli ultimi giorni di febbraio ed erano venuti a trovarci i suoceri da Roma per un paio di giorni.
Quel mattino mi sentivo diversa dal solito. Suoceri a parte, mi sentivo come se avessi avuto mille energie senza poter riuscire a sfogarle, anzi sentivo di avere il viso e le orecchie rosse e molto calde.
Ogni volta però che provavo a distendermi mi sentivo soffocare, c'era qualcosa che mi premeva forte il petto, poi la gola perfino dietro al collo, fino a comprimermi la testa e facendomi pulsare le vene alle tempie.. Non riuscivo a calmare questa sgradevole sensazione.
All'improvviso, mentre mi rialzavo dal letto dopo uno dei miei numerosi tentativi di riposo, ho sentito chiaramente nella mia testa la voce di mio padre che mi chiamava:'pupacchia?.. pupacchia?!...' 
Avevo anche riconosciuto nella voce quel tono severo e preoccupato che usava, quando ero piccola, per richiamarmi e correggermi..
Era la prima volta che mi capitava una cosa del genere!
Nel corso della giornata non c'era alcun miglioramento e verso sera, la pressione massima era salita ancora, era a 175 mmHg. Un po' troppo alta. 
La mia dottoressa al telefono, sempre nel suo stile autorevole e calmo, mi invitava ad andare subito in ospedale per farmi controllare e mi consigliava di prepararmi per un eventuale ricovero.
Eravamo tutti spaventati e molto preoccupati.
La ginecologa di turno che trovai quella sera era molto dolce e materna. Mi accolse con un sorriso che non si spegneva mai in quel suo bel viso largo e solare. Si era seduta sul tavolo davanti a me e mi carezzava le guance rosse mentre ascoltava il mio racconto. Intanto l'infermiera si spostava velocemente nella stanza e faceva provviste di fogli e provette dai cassetti.
Dall'ecografia sembrava che il bambino stesse bene e che tutto fosse a posto, mentre la pressione era scesa a 160/90mmHg. Con un istantaneo esame delle urine risultava che la presenza di proteinuria e di albumina, che segnavano con +++, era troppo alta.
-"Mi dispiace.." si scusava la dottoressa "ma con questi valori non posso proprio farla tornare a casa. E' necessario il ricovero...!"

Nel reparto di Ostetricia il mio posto era in una stanzona a quattro letti, il mio era l'unico libero. 
Mi sforzavo di trovare lati positivi in tutto ciò e rallegrarmi del fatto che il mio letto fosse quello più vicino al bagno mi dava la percezione di quanto fosse disperata la mia situazione!
La mia rabbia cominciava in effetti a montare, come la panna..
Non erano ancora passate le dieci e in ospedale sembrava notte fonda.  
Tutto era silenzio, le luci nelle stanze e nel corridoio erano tutte spente, sembrava che tutti dormissero e io fossi l'unica sveglia al mondo! 
Solo due letti avevano ancora una luce fioca accesa ed erano quelli di fronte a me, cercavo quindi di sistemarmi per la notte facendo il minimo rumore possibile. 
Fuori dal reparto, seduto in un salottino di sedie in fila e luci al neon, era rimasto mio marito solo con i suoi pensieri.
-"Tutto bene?"
-"Si. Tu..?"
Ci cercavamo per farci coraggio in piccole dosi ogni volta e anche quel bacio di saluto era legato alla reciproca promessa di risentirci ancora prima di dormire. Stavamo vivendo qualcosa che, al momento, era più grande di noi e non potevamo cedere.

Al rientro in stanza c'erano due infermiere che mi svolazzavano intorno mentre mi infilavo nel letto. In questa danza le due farfalle bianche e azzurre mi infilzavano abilmente aghi ovunque e mi rubavano prelievi e valori da comunicare con urgenza ai medici di turno.
Avevo chiesto anche qualcosa da mangiare e loro da buone fatine mi avevano regalato: due pacchetti di fette biscottate, due formaggini e alcune compresse per cena, inoltre mi avevano lasciato anche una specie di damigiana di plastica da riempire ogni volta che facevo pipì, nel giro di ventiquattr'ore... No! La damigiana per favore, no!!!

Come nelle migliori favole poi le due fatine, prima di volare via per la notte, mi avevano lasciato una formula magica, alcune parole di raccomandazione che riecheggiavano ancora fra i metalli dei letti:
- "Se senti un forte mal di testa o un dolore a barra alla bocca dello stomaco, chiamaci subito..",
e mi avevano messo bene in vista il pulsante magico, quello per le emergenze, sul cuscino. 
Avevo promesso di farlo anche se in realtà non capivo di cosa mi stessero avvisando dal momento che non soffrivo affatto di mal di testa e tanto meno di dolori di stomaco.

Dal corridoio all'improvviso, a un volume impercettibile, si diffondeva l'inconfondibile sigla del Festival di Sanremo e la voce di Raffaella Carrà. Come uno squarcio in quella mia solitudine, quella voce mi riportava in una dimensione più familiare e mi teneva compagnia tanto che cominciavo a chiedermi '..che ci faccio io qui?' 
Poi mi tranquillizzavo rispondendo 'Ma sì, in fondo si tratta solo di ristabilire i valori..! ..qualche compressa e me ne torno a casa con la mia 'pancetta', a finire tranquillamente gli ultimi tre mesi di gravidanza sul divano, in completo relax, stavolta lo giuro!!'
Quella prima notte in ospedale piangevo e pregavo, chiedendo che tutto andasse bene.
Il mattino dopo con le prime luci era arrivata anche la neve e da mio letto vedevo le gazze bianche e nere che saltellavano eleganti sugli alberi. 

lunedì 20 settembre 2010

Il gioco semplice e divertente

Era tanto che non si andava in quell'enorme negozio giallo e blu di mobili, soprattutto con i nanetti (per evitare il nostro delirio nel doverli riacciuffare mentre scappano da tutte le parti saltando sui divani o scalando una libreria!) ma ieri abbiamo tentato.
Si sa che lì è tutto a misura di bimbo e l'area delle camerette e giocattoli è un mini luna-park fatto di pupazzi, casette, cuscinoni, specchi, sedioline, cucine e pentoline, (tanto che alla fine bisognava tirarli via) ma sul percorso stavolta abbiamo trovato anche alcune utilissime postazioni di gioco: le torrette con diverse proposte di divertimento fra cui un monitor touchscreen con 5 o 6 giochi nel menù tipo 'Scopri le differenze', 'Colora l'immagine', 'Fai un disegno'.. ed ecco fatta la magia! Avevamo tutto il tempo di guardare e confrontarci sugli acquisti.
Voglio dire che quel negozio è un bellissimo esempio di quanto siano ancora validi i giochi semplici, sani e anche economici perchè divertono sempre i nostri bambini: basta stimolare la loro fantasia e creatività!
E scusate l'ovvietà!

venerdì 17 settembre 2010

La gestosi: serve una dieta urgente!

In effetti avevo cominciato la gravidanza con molto appetito.
Ancora non sapevo di aspettare un bimbo e mi comprai un sacchetto di patatine al bar del traghetto che ci portava in Sardegna.
Mi meravigliai perché non mi erano mai piaciute infatti non ne avevo più mangiate dall'età di sette o forse otto anni, ma vederle sgranocchiare da un ragazzino annoiato dal viaggio mi aveva scatenato inaspettatamente un ricordo di sapori che, fino a quel momento, mi era stato sempre indifferente.   
In quella vacanza avevo una fame incredibile soprattutto di dolci pasta, ma la attribuivo all'aria di mare e alla scarsa qualità del cibo che disgraziatamente ci proponevano in albergo, e che ci stava portando a conoscere i migliori ristoranti dell'isola, ad assaporare i migliori piatti di pesce e a degustare fantastici vini!
Le seadas poi avevano un posto speciale nel mio cuore ..e pure nel mio stomaco!
Solo tornati a casa abbiamo poi scoperto la cicogna in arrivo!

A casa ero sola. Ci eravamo da poco trasferiti al nord con tanto entusiasmo e tanta voglia di cominciare insieme, e nel periodo più importante della mia vita sentivo la mancanza delle donne intorno a me. Avevamo ancora poche amicizie e mi mancava quell'affettuosa alleanza e quella complicità femminile che si crea naturalmente durante una gravidanza, a cui partecipano quotidianamente mamme, suocere, zie, cugine e amiche con le quali condividere i pensieri, e formare una squadra al femminile, una rete di sicurezza, un tessuto morbido di parole, consigli e gesti che sono carezze per l'anima e ti fanno diventare mamma ogni giorno.  
Per riempire quel vuoto avevo quindi cominciato a leggere libri e riviste per mamme da cui prendevo spunti e consigli utili.

Su una di quelle riviste avevo letto un suggerimento per contrastare la nausea dei primi mesi, così avevo preso l'abitudine di sgranocchiare dei cracker che portavo sempre in tutte le borse. 
Mangiavo quindi spesso fuori pasto per attenuare un vago senso di nausea...
Nei primissimi mesi mi piaceva molto il pane, i dolci e la pasta e ricordando un antico (e falso) proverbio popolare mangiavo liberamente per due, anche perché non avendo mai avuto particolari problemi di linea o di diete, assecondavo istintivamente la mia fame come un ritmo naturale di crescita del bimbo.
Ma i rimproveri severi della ginecologa che all'improvviso irrompeva nella mia vita e ne regolava tutti i dettagli, mi sollecitavano ora a cambiare dieta e a ridurre la quantità di carboidrati che avevo preso a ingurgitare senza controllo!

Ero quindi costretta ad abbandonare la mia personale soluzione per placare le nausee (e anche la fame di carboidrati) mangiando un cracker o un biscotto ..insomma un altro carboidrato, più volte al giorno.  
Sale e caffè erano ora esclusi dalla mia cucina (un'abitudine che è poi sopravvissuta alla gestosi, tanto che ancora oggi ho un complicato rapporto con il sale..).
Misuravo la pressione in farmacia due volte a settimana, e dall'espressione dei farmacisti avevo imparato a riconoscere il valore, sempre tendente al rialzo, della mia pressione.
Mai avuta una soddisfazione del tipo "Signora, la sua pressione oggi è perfetta! Vada pure tranquilla!.."

Intanto gli edemi non si fermavano affatto, anzi lievitavano insieme al mio peso.
Alla fine del sesto mese ero ormai demoralizzata e preoccupata: pesavo 18 kg. in più dall'inizio della gravidanza!
I miei 50 kg. ormai erano divenuti mitici: la mia comodissima taglia 40, che da sempre entrava in tutte le gonne, e si trasformava in una taglia 42 quando mi abbuffavo senza pietà, era diventata solo un triste ricordo!
Ora che avevo anche il collo, il viso, e i piedi permanentemente gonfi mi guardavo allo specchio, trasformata dalla gestosi come Fiona di Shreck, e rovistavo in fondo all'armadio cercando disperatamente qualcosa da mettere durante l'ultimo trimestre!


martedì 14 settembre 2010

La Gestosi: c'era qualcosa non andava..

..Lei corre un rischio reale del 30% di contrarre la gestosi..'
Più ripensavo alle parole della dottoressa più mi rendevo conto che in effetti c'era qualcosa che non andava..
Già da qualche settimana mi svegliavo sempre con le mani e i piedi gonfi, come non mi era mai accaduto prima e ci voleva almeno un'ora per farli ritornare normali..
Il primo giorno dell'anno poi mi ero svegliata con le mani gonfie come due palloncini: quella mattina mi ero preoccupata perché le mani erano davvero irriconoscibili e mentre tentavo di massaggiarle strofinandole una dentro l'altra, maledicevo le lenticchie immangiabili della sera prima. Ero sicura che quel gonfiore fosse dovuto a tutto il sale che mi era sfuggito nel tegame!
Ma a parte questo singolare episodio, mi chiedevo il motivo degli edemi che avevo ogni mattina, nonostante tutte le mie accortezze proprio per scongiurarne o rallentarne la comparsa..
E non riuscivo a trovare una risposta.
Camminavo molto e mi muovevo come avevo sempre fatto anche se al quinto mese mi sembrava in effetti un po' troppo presto per essere in difficoltà.. Ormai sapevo che anche quando facevo pochi passi mi stancavo molto, mi mancava il fiato ed ero costretta a tornare rapidamente verso casa con la sgradevole sensazione di avere i 'piedi palmati'.
Poi bastava riposarmi un po' con le gambe sollevate e aspettare pazientemente che i piedi tornassero normali.
In effetti anche le scarpe mi sembravano ogni giorno più strette..
Avevo comprato uno stock di calze elastiche a compressione graduata (70 denari..!!!) del tipo 'specifiche per gestanti' ..mi sembrava una buona idea per la circolazione sanguigna delle gambe, anzi nel mio caso mi sembrava che fossero addirittura indispensabili per l'inverno!
Senza saperlo mi ero invece inflitta una tortura che indossavo al mattino con un lento e paziente rituale: per infilarle dovevo infatti sdraiarmi sul letto, sollevare le gambe in alto, appoggiarle sul muro e infilare un piede per volta nella calza arrotolata ad anello fra le mani e srotolarla via via lentamente ma tirandola sempre su con forza dalla caviglia fino alla coscia e ..oplà! praticamente ero rivestita da una tuta di caucciù!
Seguendo uno dei tanti consigli letti da qualche parte, avevo anche preso l'abitudine di dormire con il materasso rialzato all'altezza delle gambe: un piccolo ulteriore accorgimento per migliorare la circolazione sanguigna ed evitare '..quel fastidioso gonfiore del mattino, tipico degli ultimi mesi di gravidanza'. 
Mah.. Forse avevo letto troppo e, come sempre per il mio carattere, cercavo di eliminare un problema anticipandolo e cogliendolo di sorpresa, così avevo preso 'tanti piccoli accorgimenti' per evitare quello che ora stava invece si stava rivelando 'Il mio problema'!
La dottoressa comunque aveva ragione a spronarmi in quel modo fin troppo brusco, le cose dovevano cambiare subito e questo era il campanello d'allarme.
Adesso che sapevo dove stavo sbagliando mi sarei comportata bene e avrei rimesso tutte le cose a posto!
Ero sicura di farcela.



martedì 13 luglio 2010

La Gestosi..?!!


Tutto era cominciato a gennaio, durante la visita ginecologica.
Era la ventunesima settimana di gravidanza e l'ecografia morfologica stabiliva che il bimbo stava bene.
Osservando poi sul monitor il grafico della flussimetria Doppler la dottoressa aveva rilevato alcuni valori che risultavano troppo alti.
Dopo qualche silenzio di troppo e brevi consultazioni con una collega presente, la dottoressa mi invitava ad accomodarmi sulla sedia.
Il mio cuore era in bilico fra lo scalpitare e il fermarsi in silenzio ad ascoltare le sue parole. Il mio sguardo era fermo su di lei, a studiare i dettagli dei suoi occhi di ghiaccio spariti dietro le lenti che riflettevano la luce azzurra del monitor, e dei suoi capelli biondi inanellati che scendevano morbidi sul suo camice e sul suo viso dai lineamenti graziosi e minuti, appena inclinato ad esaminare con attenzione le carte.
Non sapevo cosa pensare. Era chiaro che qualcosa non stava andando per il meglio, ma non sapevo cosa fosse e soprattutto quanto fosse preoccupante.  
Dopo una breve introduzione la dottoressa proseguiva con voce nasale il suo lento e misurato discorso,  annunciando poi con tono fermo ma allarmato: 
-"..Signora, lei corre un rischio reale del 30% di contrarre la gestosi.."
-"...La gestosi?!...la gestosi...?!!" ripetevo automaticamente, cercando di carpire dal suono della parola di che tipo di malattia si trattasse, mentre sentivo che il respiro di mio marito si bloccava.. 
Dopo un iniziale smarrimento, mi era subito tornata in mente una pagina di un libretto ricevuto in omaggio in un negozio Prènatal. Su un paragrafo, che avevo letto di sfuggita diverso tempo prima, c'era scritto che la gestosi è una patologia piuttosto grave e colpisce una donna su venti alla prima gravidanza
Questo era tutto. Non ricordavo altro e neanche mi rendevo conto dei pericoli e delle conseguenze se non osservando l'espressione seria e il tono pacatamente allarmato della ginecologa seduta davanti a noi, che ci spiegava la gestosi mostrandoci la flussimetria e i grafici in cui erano visibili le 'creste' che indicavano l'eccessivo incremento della velocità di circolazione sanguigna nelle arterie uterine. Quelle che, attraverso la placenta, portano ossigeno e nutrimento al bambino.
Durante il suo controllo la dottoressa aveva infatti rilevato un'ipertensione gestazionale e un'insufficienza placentare che stimava essere intorno al 30%
Aggiungeva che la gestosi e questo tipo di problematiche di solito si verificano nell'ultimo trimestre.  
Poi cercava di tranquillizzarmi sottolineando che comunque eravamo 'fortunati' ad aver saputo riconoscere i segnali di questa malattia con così largo anticipo e, con molta cautela, ci informava della possibilità di un eventuale parto prematuro dovuto a diversi fattori, fra cui la scarsa crescita del bambino o una probabile emergenza..
Il nostro obiettivo ora che c'era il rischio gestosi, era di portare avanti la gravidanza il più possibile..
Proseguiva poi con una serie di consigli medici.
Forse un pugno nello stomaco sarebbe stato meno doloroso: avevamo visto il nostro futuro immediato per pochi istanti, ed era molto diverso da quello che immaginavamo fino a quel momento.
Poco dopo aver incassato il pugno eravamo usciti dallo studio medico a riflettere in silenzio e ad ascoltare il rumore dei nostri passi nella nebbia padana che adesso calava anche nella nostra vita
Tutto ora cambiava. O forse no. Ma dovevo stare molto attenta.
La dottoressa, che vedevo per la terza volta nella vita, mi aveva appena rimproverata in modo brusco per la mia errata condotta alimentare e mi imponeva di alimentarmi poco e soprattutto in modo molto sano.
Basta brioche e merendine a colazione! Solo latte e cereali, e durante il giorno niente spuntini ricchi di grassi o calorie, ma solo un frutto! E poi poca, pochissima pasta, e solo un paio di volte a settimana! 
Dovevo tenere sotto controllo la mia pressione sanguigna (anche qui due volte a settimana: gli edemi diffusi parlavano chiaro!)  e stare a riposo con le gambe sollevate. 
E pensare che le avevo chiesto dove fare un po' di nuoto per gestanti! 
Ero umiliata e quasi offesa: non mi ero resa conto di nulla e in più mi sentivo come una bambina sgridata.
Adesso dovevo scongiurare il più a lungo possibile l'emergenza, che con la gestosi comunque sarebbe arrivata!
..Ok, ma come avrei convinto quello squaletto che mi cresceva dentro, che dovevo mangiare meno schifezze?

mercoledì 7 luglio 2010

Quando partite?

Telefonata tipica pre-partenza per Roma fra me e mia madre ...

- ... allora mamma, noi dovremmo venire mercoledi o giovedi..
- ah si? ..No, io devo sapere quando venite esattamente perché (- di solito la scusa è devo rifarvi il letto o vi faccio trovare la casa pulita, ma l'ultima era davvero fantastica.. -) se no devo fare la crostata oggi che domani pomeriggio non ci sono... (- e il tono si fa allarmato.. -)
- e tu falla lo stesso che te la trovi già pronta.. (- ecco, il problema è risolto! -)
- ...senti, e che vi faccio trovare da mangiare?
- non lo so
- dimmi..
- mamma ti prego non cominciamo..
- ma dimmi qualcosa, dammi qualche idea.. il brodo di pollo!!!! Ho il brodo di pollo... con i tortellini ai bambini fa bene!
- mamma è luglio..
- ma che c'entra? è sempre buono, e ai bambini piace!
- mamma.. grazie, non serve, tanto arriveremo all'una di notte!
- ma se poi avete fame non ho niente da darvi.. (- non è vero, mi ha appena detto di aver preparato e surgelato delle polpette per noi! Poi ha sempre il frigo e surgelatore pieno e al limite una spaghettata andrebbe benissimo.. in realtà vuole sapere quando partiamo ..esattamente)
- i pasticcini!!! Miscotti voleva i pasticcini...! (- che idea!.. -)
- quali
- eehhhh ...bignè! ..con la crema.. e bignè al cioccolato! (- ..e mo' mettice 'na pezza!-)
- quanti ne devo prendere...
- ....

lunedì 5 luglio 2010

Scotta come il riso

Anche questa estate passeremo le vacanze con le nostre famiglie.. 
Con Papìco facciamo gare di resistenza umana: chi fra i due resiste di più nella convivenza con genitori e/o suoceri.
Mettiamo infatti alla prova la nostra capacità di tenuta a tutti i loro rimproveri sotto il sole torrido e il caldo soffocante! ..altro che isole in tv!!

Mi è tornato giusto in mente un episodio di tre anni fa, che raccontavo a Papìco con una mail per sfogarmi. Avevamo un solo nano di sei anni da accudire e mia madre era ospite da noi per una settimana. Noi ci vogliamo bene e siamo felici quando stiamo insieme, ma dopo tre ore scatta la rissa. Dopo tre giorni sono fusa, e il cervello è scotto, come il riso arborio!
Ecco cosa scrivevo...

Forse perché fa caldo e il nano parla e suona anzi, lascia suonare la tastiera e chiede tutto il giorno di guardare, sentire, aggiustare, aprire, pulire.. 
"..cos'era quello che passava? ..guarda che volante quella macchina parcheggiata ..guarda che so fare..! ..chi è entrato nel portone? ..guarda cosa c'è dentro alla scatola, ..chi era, anzi chi è al telefono..? ..quando viene Samuele..? ..mi compri un gelato? ..mi dai l'acqua, ..mi apri il gelato, .. mi e' caduto il gelato, ho sporcato la zanzariera col gelato ..aspetta però che pulisco io.." 
e intanto si appiccica pure la felpa chiara appena pulita e stirata. 
..Ovviamente il gelato era quello al cioccolato!
Forse perché pure mia madre fa lo stesso contemporaneamente! E nessuno dei due si accorge dell'altro! Hanno entrambi un'emergenza, una domanda urgentissima o qualcosa di assolutamente unico da comunicarmi nello stesso istante ..che di solito è una cazzata immonda, in una inconsapevole competizione l'uno con l'altro, senza minimamente curarsi se sono in bagno, al telefono, se sto ascoltando qualcosa oppure se sto dormendo...! Comunque mi hanno avariata!!
Oggi lei era un'anima in pena: è uscita di casa per andare dal parrucchiere, in un posto che aveva visto. 
Le ho ricordato che qui si va solo per appuntamento, ma niente, ha deciso, ci va lo stesso!  
Dopo un pò mi telefona e mi chiede se ne conosco un altro.. Le lascio fare altri tentativi, ma è sempre la stessa storia. Alla fine fissa un appuntamento
Mi chiama ancora e mi dice innervosita: 
- "Ti aspetto, intanto vado da Oviesse.. poi andiamo insieme da Intimissimi!" dove le avevo promesso che l'avrei portata per comprarsi qualche maglietta carina per l'estate.
La raggiungo .. è depressa, e la capisco! 
Ha caldo, è nervosa e non trova niente che le stia bene, anche i tessuti e le taglie non vanno proprio...
Le trovo al volo un abitino simpatico per il mare.. le piace, cerchiamo la taglia insieme, poi vede anche delle giacche di lino colorate e ne sceglie una che però non sa come abbinare.. 
Vuole provare i capi che abbiamo in mano e le indico i camerini, ma non le vanno bene! Mi fa strada verso altri che ha selezionato personalmente e che non erano mai stati aperti prima.. quindi neanche adesso! 
La riporto indietro, ma adesso c'è la fila e bisogna aspettare..  fa ancora piu' caldo e dopo un minuto va via stizzita dicendo: - "No io qui non ci posso stare!"  
Mi arrabbio anch'io e lascio gli abiti dove capita!
Lei allora riprende una giacca di lino color cachi e va dritta verso la cassa dichiarando ad alta voce: 
- "Questa però la prendo, perché mi piace ed è sicuro che la metto..!"
Scendo le scale per andare al supermercato, ormai non le do' neanche più retta..
Dopo un po' me la ritrovo fra i corridoi che mi viene incontro agitandomi davanti la busta che ha in mano. 
Ha sbagliato acquisto: -"E' lino cinese.. è caldo!" 
Anche per me non è fresco, ma non mi si scolla la lingua.
Vuole risalire subito per fare il cambio. A me intanto s'è avviato un forte giramento...


Finiamo di fare la spesa e poi torniamo su ..affà 'sto cambio! 
Le suggerisco con una calma che mi stupisce: 
-"Prendi due asciugamani..!" 
Li tocca.. sembra che l'idea le piaccia e la prende in considerazione.. ci siamo, l'ho quasi convinta..  
- "Ah, ma sono per il mare.. e che ci fai? ..ma che stoffa è..? ..ma almeno asciuga bene..?"
Le dico: -"Senti, aspetta.. ti fai chiarezza e poi torniamo domani a fare il cambio con calma..va bene?"


Mentre dicevo questo il nano metteva le manine nelle buste e litigava con noi per avere subito il gelato che avevamo appena comprato, e lei voleva strapparmi assolutamente una busta dalle mani perché portavo troppi pesi e aveva aperto un altro file di discussione inutile su questo punto!
Mi sembrava molto confusa, ma in tutto quel caos non sono riuscita a infilare una sola parola per dirglielo, così alla fine le ho detto solo: 
-"Va be', prendi quello che ti pare, io intanto vado a casa a mettere la spesa in frigo e poi ti raggiungo!"  ..sempre perché dovevo ancora accompagnarla a vedere quelle magliette!

Arrivo a casa stanca e sudata, metto la spesa in frigo (lei ha in mente di fare i ravioli fatti in casa per cena.. per me è una follìa, ci vuole troppo tempo!) e do' il gelato al nano. 
Mi squilla il telefono... E' lei che mi dice che ci ha ripensato!! ..Che mi seguiva ma non è riuscita a raggiungermi, e mi stava aspettando sotto casa per andare a prendere insieme il macinato di carne per fare il ragù...
La parte più bella, quella da Intimissimi, è stata soppressa per i ravioli da preparare... 
Le rispondo che mi ha fatto impazzire in tutte le sue indecisioni e ripensamenti, e che non sarei scesa.


Dopo un po' torna a casa con il macinato: è sempre più nervosa, stanca e avvilita..
Stavo intanto ascoltando un comico per farmi due risate e calmarmi malgrado il nano avesse ricominciato a suonare la tastiera, a parlarmi e a domandarmi qualsiasi cosa gli venisse in mente, mentre lei irrigidita faceva rumore con le buste tutto il tempo.. Erano tutti qui, addosso a me, come un detersivo concentrato!


Il bello è che, mentre cercavo di seguire il comico fra il rumore che facevano in tutti i modi, lei si arrende e viene da me a dirmi: 
-"Senti, non ce la faccio a fare i ravioli stasera, è troppo lavoro..!" 
Le rispondo con un'alzata di spalle che mi andava bene, e dopo un po'.. indovina?
Si spande per la casa un profumo di soffritto e di macinato in cottura e dopo un po' mi chiede l'apriscatole per aprire i barattoli di pomodoro! (..è contraria alla passata rustica che compro, mi chiede sempre di non usarla e ora che cucina lei ha comprato qualsiasi altro pomodoro a pezzi pur di non usare quello che c'è in casa!). Sui ravioli ci aveva già ripensato!!!


Passato il momento di smarrimento e depressione entra poi in una fase nervosa, in cui niente va bene e critica tutto, sapendo di stare in torto.
Non ancora soddisfatta della giornata poi viene da me e mi rimprovera:
- "Almeno una telefonata gliela potremmo fare a.."  ma siccome le rispondo di no, se ne ritorna in cucina arrabbiata...
Il nano intanto va avanti con le sue domande: 
-"Mamma posso aprire qui?" 
"No!!!!"  
"..ma si apre? eh, si apre? si apre? si apre? si apre mamma si apre? posso aprire se si apre..?"
..Quella di farmi esplodere in salotto non era poi una cattiva idea!

domenica 4 luglio 2010

Le scale sono fredde - Papìco

Cazzo le scale sono fredde!
Non ci pensi mai a come sono le cose fino al momento in cui la mente, per qualche giro strano, deve fuggire e ti vengono pensieri apparentemente senza senso. Sono una specie di rifugio. Un modo per mantenere l'attenzione sul lato oggettivo, per mantenere la razionalità ed evitare di perdere i punti di riferimento.
In quel momento, seduto sulle scale, pensavo a quanto fossero fredde mentre meccanicamente cercavo nel cellulare il numero di telefono della dottoressa:
- "Buonasera dottoressa, ...scusi se la disturbo a quest'ora di sera, ...volevo avvisarla che hanno appena portato mia moglie in sala operatoria, ...si, non si poteva più aspettare secondo il medico di guardia. ...Si è lui, esatto... Ok, la ringrazio, buona notte."

- "Vuoi che ti vado a prendere un panino, una pizzetta, qualcosa?"
- "Eh? ...No grazie, no... veramente.."
Non sono mai andato troppo d'accordo con mia sorella. Ma c'è sempre stata nei momenti importanti. Quelli che dopo, quando sono passati, fai la conta di chi c'era e di chi non c'era. Non per cattiveria ma perché è naturale. Ecco, lei c'è sempre stata. E ci sarebbe sempre stata anche dopo.
In quel momento faceva la cosa più stupida e più importante del mondo. Cercava di tenermi su, di farmi ridere, ricordandomi cose di quando eravamo piccoli. Mia moglie stava suo malgrado dando alla luce il nostro primo figlio dopo sole 28 settimane di gestazione. Senza esagerare, non sapevo se l'avrei mai rivista, o se avrei mai visto lui, perché la situazione era bella incasinata. E lei cercava di farmi ridere.

Ma era partita la macchina del tempo.
"Lei ha un 30% di probabilità di contrarre la gestosi".
La frase mi tornava in mente come quel pomeriggio che doveva essere uno dei tanti check-point sulla strada che ci portava a diventare genitori.
- "Gestosi?"
- "Si tratta di una malattia della gravidanza abbastanza comune. Solo che di solito si presenta verso la 33a settimana, nel vostro caso invece, ecco, è un po' prestino. Dobbiamo tenere monitorata la situazione".
- "Ma si, dai Manu, staremo attenti. Andrà tutto bene".
Lei però non era convinta, sapeva che c'era qualcosa in più, che non dipendeva da noi. Anche se non era mai stata forte in matematica, era troppo intelligente per non aver colto che quel numero buttato li, 30%, detto a una persona che da quel momento in poi doveva assolutamente evitare sbalzi di pressione, equivaleva praticamente a una certezza.
"Lei signora, sta andando incontro alla gestosi, succederà. Possiamo solo sperare che accada il più tardi possibile per dare al bambino il tempo di crescere un altro po' ...perché quando sarà il momento, dovremo pensare soprattutto a lei e alla sua salute".
Questo era il discorso vero. Altro che 30%!

Intanto mi rendevo conto che mia sorella continuava infaticabile a cercare di distrarmi. Le rispondevo, le parlavo, ma nel frattempo seguivo il flusso dei miei pensieri. E da fuori mi osservavo impegnato in un vero multitasking: due processi paralleli, completamente indipendenti l'uno dall'altro. Incredibile! Avessi questa lucidità mentre lavoro...!

Nella telefonata di pochi minuti la dottoressa mi aveva tranquillizzato, a suo modo..
- "Vedrà che queste cose alla fine vanno sempre a finire per il meglio."
Ineccepibile. Manu probabilmente ne sarebbe venuta fuori. Il piccolino invece se la sarebbe dovuta cavare da solo. Cosa significava in questo momento lo ignoravo proprio. Ma non doveva essere roba molto bella.
Nè facile.

Guardavo la porta che immaginavo fosse la sala parto e aspettavo che si aprisse, e che qualcuno venisse fuori a dirmi qualcosa. E all'improvviso avvenne.
Non ricordo bene, ricordo solo una bionda da mozzare il fiato che mi chiedeva se ero io il papà.
Non l'ho mai più rivista.
- "Come sta mia moglie?"
- "Bene, ci vorrà ancora un po', ma sta bene.. Intanto lei vada di là, in neonatologia che le fanno vedere il bimbo. Auguri!"
Quindi c'era un bimbo ...e una moglie..

Il momento in cui diventi papà te lo immagini tante volte. Avevo sempre pensato a me e mio padre, pacche sulle spalle, congratulazioni, sguardi orgogliosi e un bel sigaro magari.
Che stronzate! Qui toccava pedalare ...e pure forte.

giovedì 1 luglio 2010

Puppeppè

Oggi pomeriggio all'improvviso Cab ha cominciato a piagnucolare:
- "Puppeppè.. Puppeppè .."
ero stordita dal caldo e non capivo ma ripassavo mentalmente il suo dizionario roccoccò:
• Poppippò è il pavone
• Puccoccò è il computer
• Boccoccò è il biscotto
• Puppeppè..?
Lo cercavo sul calendario, dove ultimamente avevo appuntato qualche parolina e vedo lui abbracciato al frigo che cerca di aprirlo come Ercole: tirando via lo sportello.. Ha fame!!!
Puppeppè è il bavaglino! e quando glielo dico e gli chiedo:
-"hai fame?" lui ride contento e risponde:
- "hi hi!!!(si si)"
e svelto con la manina mi ruba le fragole nel frigo!

Camma!!!

Cab lotta anche quando ha la febbre alta.
Ieri dal pediatra appena s'è sentito accerchiato ha cominciato a lottare e a urlare:
- "camma! (calma!)..cammma!.. CAMMAAAA!!!!"
Poi finita la visita è diventato serafico:
- "lo vuoi vedere l'iphone di papà?
- "oh hi hi (si si) fon fon! "

lunedì 28 giugno 2010

Il risveglio

Mi risveglio con un colpo di tosse e qualche conato di vomito. Mi accorgo di avere ancora un tubo nella gola e un peso sul petto mi blocca il respiro ma svanisce rapidamente. 
'Sono viva!' penso mentre sto ancora riprendendo coscienza .. 'E' già finita ..ed è durato un attimo..!' e come se qualcuno avesse toccato un interruttore, all'improvviso si accende un groviglio bruciante di dolori che si intrecciano dentro e fuori di me e mi ricordano che ho un corpo. ..E non risponde ai miei ordini!
Dall'alto le luci mi feriscono gli occhi e con un boato intanto si avvia anche un rumore di voci convulse e assordanti che mi ruotano intorno. 
Mi accorgo di stare su una tavola strettissima sulla quale devo sbrigarmi a trovare un equilibrio perchè mi sembra di cadere giù..

In sala operatoria si sono accorti del mio risveglio e qualcuno cerca di tranquillizzarmi dicendomi che va tutto bene. Con un filo di voce, ed il timore di sentire la risposta, chiedo:
-"..e il bambino..?" 
-"Qual è il nome..?" mi risponde una voce di donna. 

Quella domanda mi rianima e sento che mi allacciano anche il braccialetto al polso.
 '...Allora è vivo!..e forse siamo ancora nella stessa stanza..' lo cerco con gli occhi intorno a me per sperare di sbirciarlo un attimo ma non sento nessun pianto di neonato che mi suggerisca dove sforzare il mio sguardo miope, la stanza sembra muta.
-"..Come si chiama il bambino..?" mi ripete la stessa voce.

Mi prende alla sprovvista. Mi torna in mente l'ultima volta che ne avevamo parlato e non eravamo ancora d'accordo: ero certa che sarebbe stato Matteo mentre il papà era ancora indeciso tra Romeo, che gli avevo bocciato e Francesco.. Poi non ne abbiamo più parlato.. forse per scaramanzia o forse solo perché non c'è stato il tempo.
Dopo un grande sforzo mi rendo conto di avere solo sussurrato - “..Matteo Francesco..”.
Il doppio nome che avevo scelto aveva ora in sé tutto il nostro amore, e pronunciandolo per la prima volta consegnavo ufficialmente quel nome a Dio a cui chiedevo tutto: proteggere quel bimbo appena venuto al mondo.
La creatura più preziosa e più importante della mia vita.

In effetti eravamo ancora insieme lì nella stessa stanza, ma adesso che ci avrebbero separati sapevo che non avrei più potuto fare nulla per lui, che ora passava alle cure di altre persone.
Da questo momento ognuno doveva affrontare da solo la sua battaglia.
E con tutte le sue forze. 

sabato 26 giugno 2010

La barella corre d'urgenza

E' tarda sera.  La barella su cui sono sdraiata corre d'urgenza verso una sala operatoria
Indosso solo un camice e non ho i miei occhiali da miope. Non vedo nulla, ho freddo e tremo di paura.  
L'infermiera non parla, non tenta neppure di tranquillizzarmi, cerca solo di arrivare al più presto sfrecciando in un labirinto di corridoi freddi e silenziosi illuminati al neon.
Non mi sono mai sentita così piccola e sola come in questo momento: è come se fossi in una specie di giudizio universale
Cerco conforto dentro di me e seguo alcune parole senza senso. Non so, forse sto pregando..
Arriviamo davanti alla sala operatoria ma la porta è chiusa e ci fanno aspettare fuori. 
Non c'è tempo da perdere e mi infilano un ago che chiamano 'farfalla' che evoca in me un volo leggero in un mondo di fantasia e di fiabe che svanisce non appena l'ago si fa strada nel dorso della mano, scricchiolando come un mazzetto di bastoncini spezzettati.. Non sento alcun dolore, forse sono pietrificata dalla paura.
La porta si apre e riparte la mia barella. All'improvviso le parole che cercavo di capire si ricompongono nella mia testa, luminose e precise, come un puzzle appena finito e formano un suono:  “chissà-se-ne-usciremo-vivi!”.  
Mi rimbomba fortissimo il cuore nel petto come se dentro fossi vuota e ricomincio a tremare come una foglia.
Entriamo in sala operatoria: c'è un forte odore di disinfettante
E' un odore che cancella tutto e non appartiene a nessuno. Non c'è nessun un odore familiare che io possa riconoscere e al quale possa aggrapparmi, nulla che porti la mia mente lontano verso qualcosa di piacevole, solo per un solo attimo di conforto e per placare la mia sensazione di estraneità a tutto questo. 
Sono sola con il mio corpo che fallisce e il bimbo che si sta ancora formando dentro di me.
Mi fanno distendere sul tavolo operatorio che sembra solo una tavola stretta, al centro della sala.
Vedo con i miei occhi miopi quattro fari enormi che dal soffitto puntano dritti su di me e intorno sento una baraonda di parole: sono medici e infermiere che parlano fra loro e si accordano rapidamente per l'operazione. 
Forse la miopia stavolta è un aiuto per estraniarmi da questa realtà che non riesco ad accettare.
Alcune infermiere mi parlano dolcemente chiamandomi per nome, altre cominciano a cercarmi le vene inserendo freneticamente gli aghi nelle braccia, sulle mani e nei polsi.
Accanto a me si ferma un'infermiera che comincia a parlarmi poi mi mette una penna e un foglio in mano e mi chiede di firmare. Faccio uno scarabocchio in una zona che mi sembra quella indicata, mentre lei continua a parlarmi a raffica per mettermi a conoscenza di qualcosa che difficilmente riesco a seguire, è come un rumore in sottofondo. All'improvviso si interrompe e mi domanda: 
-"..Soffri di allergie?.. Hai avuto malattie importanti in passato?.."
- "Si, forse ...  non so.. una volta sono svenuta con la penicillina..  Malattie.. varicella, mi sembra ..."
Annaspo nel mio passato cercando disperatamente di ricordare qualcosa di me e della mia infanzia, qualcosa che ho sempre saputo ma ora è svanito e mi sembra di cercare dettagli nella vita di qualcun'altro. 
L'attesa mi consuma e intanto sto facendo i conti con me stessa: 
'E' colpa mia e del mio corpo se devono far nascere così presto il mio bambino.. Non è adesso il momento, ventisette settimane è troppo presto! .. Perché la situazione è precipitata? ..Che sta succedendo, perché sto male e non riesco a respirare.. Che accadrà ora al bambino? ..Non ce la faremo... non tutti e due... Non doveva andare così, non doveva ...' e intanto mi sento soffocare. 
Prego e tremo. 
Ecco, ora è tutto pronto, mi mettono una mascherina verde sul viso e il medico, con una voce decisa e rassicurante mi dice di respirare profondamente e di contare fino a ... 

giovedì 24 giugno 2010

Aiutoooo mi sto annoiandoooo

Cab va in giro per casa con due ciucci attaccati al collo.

Un ciuccio lo usa e l'altro lo guarda, poi decide per il cambio e da' il turno di riposo all'altro e avanti così.. se necessario piangendo come una prèfica in giro per casa, lamentando noia e scarsi divertimenti che non lo attraggono a sufficienza.. userebbe volentieri il poccoccò (il pc), ma ci sono io..

Ha deciso che deve averlo a tutti i costi quindi si infila piagnucolando con la testolina sotto il braccio per prenderne possesso.
Non oppongo resistenza e anzi lo faccio accomodare in braccio a me.

Mi bacia servilmente le mani per ringraziarmi .. ha ottenuto facilmente quello che voleva senza dover urlare
kuuuuuuuuyyyyyyyyyyy   klllllllllllllllllllllllll  3333rp3orrrrrrrrr

Ride soddisfatto ora, il ruffiano!

Fratelli nanetti

I nani si adorano.

Giocano spesso insieme, anche se hanno sette anni di differenza ed è fantastico sentirli ridere e vederli che si divertono tanto insieme.

Miscotti, il grande, mi ringrazia ogni giorno per avergli dato suo fratello mentre Cab, il piccolino, lo adora e lo imita in ogni cosa ..salvo poi strappargli le cose dalle mani e scalzarlo via con la forza per rubargli il posto e buttarsi in prima fila addosso a noi!

Cabcab piange

Cab piange.

Piange da luglio del 2008 ...aiuto sono due anni! ..e infatti ecco cos'era, piange da sempre!

All'inizio pensavo fosse il caldo estivo, poi i denti,  poi:  - "..ah no aspetta, deve essere il mare che rende i bimbi irritabili.. no no, è il brutto tempo!.. (e intanto i mesi passavano!) ..aahh erano i dentini, povera stella i primi sono così dolorosi.. ah no, stavolta è il vento! ..è la neve: è fredda!  ..ha freddo! ..ha caldo! ... è la partenza.. gli ambienti nuovi.. ..la confusione.." 

Intanto le stagioni passavano e ritornavano pure, ero sfinita e ancora non sapevo quale fosse il motivo di tante giornate di pianto, mi ero persa cercando un valido motivo ogni volta, poi ho capito... è un rompipalle!!! Come non pensarci prima?!!!

Capito questo ho fatto un grande passo avanti: ho smesso di farmi venire la meningite a forza di cercare un motivo!
Ho capito che dovevo solo ascoltarlo meglio: lui deve fare quello che vuole e deve stare sempre al centro dell'attenzione. OK???!!!



mercoledì 9 giugno 2010

Nel mulino che volevo!






'È fatta! Ho prenotato in biblioteca: domenica si va tutti al mulino a sentire le fiabe ..contenti?'
Silenzio.  
Domenica mattina, ore 7.20: scatto in piedi, ed entro in cucina per preparare i panini.. mi piace organizzare i week end per i miei bimbi!  
È tutto pronto, uscendo di casa sentiamo un forte odore di letame nell'aere: un timido avvertimento di quello che sarebbe stato il filo conduttore di tutta la giornata. Un segnale che non abbiamo voluto cogliere! 


I bimbi sono assonnati, la strada è libera e si va veloci.
Dopo un po' Cab piagnucola e Miscotti rompe il nostro silenzio e domanda:
-'Ma che è 'sta puzza di formaggio...?'
-'Sai amore, ci sono le aziende casearie nei paraggi, lo sappiamo, qui ovunque è zona di parmigiano reggiano!'
Passa un minuto e di nuovo:
-'...ma che schifo è fortissima, mi fa venire da vomitare..!'
-'e dài abbi pazienza, che.. ooooh NNNNOOOOO...  Cab si sta vomitando la colazione addosso!!!!'
Ci fermiamo e lavoriamo in perfetta sintonia come un team Ferrari: trattenendo il respiro e diversi conati, in pochi minuti il piccolo torna quasi come nuovo.       
I danni sono minimi: il bimbo si è concentrato sulla maglietta, il body e le cinture di sicurezza.
Dopo un lieve indugio decidiamo di proseguire (a finestrini aperti!) 'E dài, ormai ci siamo...!' insisto con sicurezza.

Il viaggio prosegue nelle sue certezze fino a quando i cartelli non cominciano a mandarci in opposte direzioni per poi sparire inghiottiti nel verde dell'appennino reggiano.
'Ci vogliono intimidire.. andiamo avanti! ..Non ci facciamo fermare!' .. ormai sta diventando una questione di principio!
All'improvviso spunta un bar di campagna, ci fermiamo a chiedere se conoscono il mulino...
Siiii lo conoscono!! E mi spiegano anche la strada, ma a modo loro: le spiegazioni infatti sono confuse e anche gogòl (Google) vacilla..  
Precisano però che dobbiamo girare ad un bivio dove c'è un uomo seduto, e si scambiano uno sguardo e una risatina d'intesa..
Proseguiamo come ci hanno consigliato cercando questa figura mitologica metà uomo e metà sedia.. ma niente, neanche un trespolo a cui appoggiarsi, così alla vista di umani semoventi chiediamo di nuovo informazioni..
- 'Ah ecco.. dovevamo girare al bivio 'La Madè' .. ( ..eh, se deve esse alzato, ha resistito fino all'ultimo ma poi ..) - 'si si, ok, 2 o 3 chilometri di strada sterrata, in discesa, ok grazie!'

-'Oh, ma dove cacchio siamo, nel Wyoming..?'
La strada comincia tipo montagne russe con una discesa ripida e prosegue strettissima, tutta buche, brecciolino e curve, e non finisce mai... si va sempre più giù, giù dritti nell'inferno, con il burrone sotto, tipo che se ne sbagli una o ti si ferma la macchina..
- 'Oh ma il telefonino non prende!! ...No, basta andiamo via..!' 
Il panico ormai ha la meglio su di me invece Papìco resiste e si difende: - 'Come faccio a tornare indietro, se non posso fare manovra..??!' .. meno male, lui c'è!

Dopo almeno 20 minuti di curve e ripide discese saremo arrivati ormai al centro della terra, e invece si intravede da lontano un segnale di vita: un parcheggio!!!!
Uff, finalmente siamo arrivati, ci parcheggiamo anche noi.. Un applauso per l'autista che non ha mai smesso di crederci!
Arriva anche un'altra famigliola che, come noi, non sa bene dove andare e in tanti ettari di landa desolata quatta quatta si parcheggia proprio sul cofano della nostra macchina, poi spegne il motore soddisfatta.
-'Toc toc ..guarda che te sei appoggiato.. eh, si!' 
Mentre si riaggiusta preleviamo i bimbi e ci incamminiamo.


Il paesaggio è meraviglioso: colline verdi, papaveri e fiori.. se non fosse per gli starnuti che hanno cominciato a devastare Papìco, sembrerebbe di stare in un quadro di Fattori!
C'è perfino un ruscello che scorre dietro le macchine parcheggiate e fra queste all'improvviso spunta un ponte in legno dal fascino antico e un cartello con la scritta 'Mulino in pietra'. Ci siamo, è qui! '..ma si, è lo stesso dove andammo con quegli amici tre anni fa..!' Passiamo sul ponticello ed entriamo. 

È un piccolo borgo in pietra ed è fantastico, sembra di stare fuori dal mondo e dal tempo, un posto da favola appunto!
Si intravedono i bambini seduti nel cortile, in religioso silenzio, ad ascoltare le favole.. Che tenerezza!
Restiamo all'esterno per non disturbare e ci dirigiamo verso un'area con i giochi e quattro o cinque bimbi.
Toh, c'è il ruscello..ecco perché i bimbi stanno qui ... 'Caaaab, non si entra in acqua!'
Da adesso in poi lui starà tutto il tempo qui a tirare sassi in acqua e a lottare con noi per entrare nel ruscello ..fosse anche solo con le scarpe!

Con Papìco, che continua i suoi starnuti, facciamo i turni per farlo giocare e per trattenerlo..
Miscotti è esaltato: corre, gioca con un camion e si arrampica dappertutto, incitando Cab a fare lo stesso. 

È una follìa! Con Papìco ci guardiamo negli occhi rossi e ci domandiamo chi ce l'ha fatto fare, ma loro sono così felici..
Il gruppo d'ascolto intanto si sposta devoto seguendo diligentemente l'attrice.
È passato qualche anno dall'ultima volta che abbiamo partecipato alle favole in fattoria, lei è sempre bella e sta parlando di un tronco caduto che ha messo le radici nel terreno..quanta poesia.. non immagina che uragano di famiglia e che razza di selvaggi siamo!

Cab infatti non si fa fermare né dagli attori né da un'orda di bambini che passa sopra di lui per guardare i maialini nel recinto. Non cede di un centimetro, non vuole distrazioni e se necessario è disposto a lottare per difendere le sue idee: deve stare a mollo!  

E' ora di uno spuntino e in cortile distribuiscono l'erbazzone: l'occasione è buona per tirarlo un po' via da lì, i bimbi infatti sono affamati e mangiano a due mani, come molti politici!
Riesco a tenere i nani calmi per una manciata di minuti, ma appena Cab vede i bicchieri e l'acqua si agita, è un richiamo: deve fare i suoi travasi..




"Aspetta, che raccontano una favola..!" 4 fantastici secondi è la capacità di Cab di restare immobile e sentire quello che hanno da dire, poi ricomincia a dibattersi per sgusciare via. 
Per fortuna interviene Papìco con gli occhi lacrimosi e lo riporta al ruscello a giocare..
Miscotti invece resiste ben quattro minuti poi si stufa e torna al ruscello anche lui! Ok, basta favole! 
Scatto un po' di foto in giro, poi Papico mi chiede il cambio come un calciatore e tocca a me star dietro alla piccola peste! 
L'irruenza di Cab mi trascina e cominciamo a gironzolare intorno al borgo, rientriamo nel cortile e scopriamo una scalinata dove i due cominciano a fare su e giù per gli alti gradini in pietra, calpestando alcune fotocopie pronte per la distribuzione.. Chiedo scusa ma non ho tempo per mortificarmi, Cab mi porta su un terrapieno dove ora cominciano a rincorrersi.
Lo trattengo per il cappuccio della maglietta ma all'improvviso mi sfugge, e proprio come un cane impazzito per la libertà, comincia a correre sgangheratamente in discesa, e in picchiata..
Gli corro immediatamente dietro per riagganciarlo, scavigliandomi nel terreno tutte buche .. 
Ci sono quasi ma lui è velocissimo e ha puntato dritto verso un terreno quadrato, sembra arato da poco perché ha le zolle scoperte ..ma saranno zolle? ..oppure è ...  Oddìo nooo, la merda di vacca, nooooo....!
Papìco e i suoi starnuti ci guardano da lontano, sul terrapieno e assistono a tutta la scena, che si svolge in una manciata di secondi...  
Nel corrergli dietro allungo la mano con uno scatto per acciuffarlo, è l'ultimo tentativo, quello estremo, e lui... Noooo, comtemporaneamente parte di slancio e si tuffa come Buffon in avanti...  cadendo a quattro di bastoni con la faccia in mezzo a quei pallettoni marroni... e rimbalzando pure indietro...
Dopo il vomito un po' di merda di vacca ci voleva..!
Mi accascio a terra sfinita  ...  e rischio l'incontinenza da risate.. 
Un'altra bambina intanto fa la stessa fine... Il padre la tira via sgomento.



 
Lo raccolgo che stringe ancora i pallettoni marroni nelle mani.. si era affezionato!
Stavolta non c'è il team Ferrari, ma le zolle erano secche e il pupo torna quasi perfetto.. 
Comunque è elettrizzato. Tiro fuori i panini per calmarlo e appena ha finito si rimette in movimento, piange, urla e si contorce perché deve correre libero..
Basta, siamo esausti, e ancora col panino in bocca.. Per oggi è tutto, andiamo a casa..
Ma no che non è tutto: giunti a casa, Cab era ancora carico e ha rilasciato una decorazione marrone sui miei jeans mentre lo prendevo su per il bagnetto. Era una bella striscia, e mentre lo lavavo mi chiedevo ignara 'ma perchè si sente tutta questa puzza..?!'
...Dai, che numeri mi gioco?!