lunedì 28 giugno 2010

Il risveglio

Mi risveglio con un colpo di tosse e qualche conato di vomito. Mi accorgo di avere ancora un tubo nella gola e un peso sul petto mi blocca il respiro ma svanisce rapidamente. 
'Sono viva!' penso mentre sto ancora riprendendo coscienza .. 'E' già finita ..ed è durato un attimo..!' e come se qualcuno avesse toccato un interruttore, all'improvviso si accende un groviglio bruciante di dolori che si intrecciano dentro e fuori di me e mi ricordano che ho un corpo. ..E non risponde ai miei ordini!
Dall'alto le luci mi feriscono gli occhi e con un boato intanto si avvia anche un rumore di voci convulse e assordanti che mi ruotano intorno. 
Mi accorgo di stare su una tavola strettissima sulla quale devo sbrigarmi a trovare un equilibrio perchè mi sembra di cadere giù..

In sala operatoria si sono accorti del mio risveglio e qualcuno cerca di tranquillizzarmi dicendomi che va tutto bene. Con un filo di voce, ed il timore di sentire la risposta, chiedo:
-"..e il bambino..?" 
-"Qual è il nome..?" mi risponde una voce di donna. 

Quella domanda mi rianima e sento che mi allacciano anche il braccialetto al polso.
 '...Allora è vivo!..e forse siamo ancora nella stessa stanza..' lo cerco con gli occhi intorno a me per sperare di sbirciarlo un attimo ma non sento nessun pianto di neonato che mi suggerisca dove sforzare il mio sguardo miope, la stanza sembra muta.
-"..Come si chiama il bambino..?" mi ripete la stessa voce.

Mi prende alla sprovvista. Mi torna in mente l'ultima volta che ne avevamo parlato e non eravamo ancora d'accordo: ero certa che sarebbe stato Matteo mentre il papà era ancora indeciso tra Romeo, che gli avevo bocciato e Francesco.. Poi non ne abbiamo più parlato.. forse per scaramanzia o forse solo perché non c'è stato il tempo.
Dopo un grande sforzo mi rendo conto di avere solo sussurrato - “..Matteo Francesco..”.
Il doppio nome che avevo scelto aveva ora in sé tutto il nostro amore, e pronunciandolo per la prima volta consegnavo ufficialmente quel nome a Dio a cui chiedevo tutto: proteggere quel bimbo appena venuto al mondo.
La creatura più preziosa e più importante della mia vita.

In effetti eravamo ancora insieme lì nella stessa stanza, ma adesso che ci avrebbero separati sapevo che non avrei più potuto fare nulla per lui, che ora passava alle cure di altre persone.
Da questo momento ognuno doveva affrontare da solo la sua battaglia.
E con tutte le sue forze. 

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